COLOSIO: RETRIBUIRE I FORNITORI È UN BEL MODO PER ESSERE PATRIOTTICI
«Mi son ricordata del 2009, l'anno della grande crisi, e delle difficoltà che avevonel pagare le scadenze, la rabbia del non avere certezze sui pagamenti che dovevo avere e che a mia volta dovevo fare. E allora ci siamo detti: facciamolo!». Quel che hanno fatto i Colosio di Botticino
Sera lo racconta Emanuela Colosio che col fratello Davide eil padre fondatore Giuseppe (88 anni) guidano l’azienda che fa presse, 90 addetti, 30 milioni di fatturato (metà all’export). In tempi difficili, dove la crisi rischia di avvitarsi in una spirale perversa, dove a difficoltà vere nel pagare i fornitori magari si aggiunge anche qualche "furberia" all’ombra del coronavirus, i Colosio hanno deciso di anticipare - addirittura - i tempi di pagamento. E quindi, in questi giorni da Botticino sono partiti 150 bonifici ad altrettanti fornitori anticipando le scadenze di aprile, di
maggio, giugno e luglio. Un bonifico per ogni fornitore riassuntivo delle spettanze che la Colosio avrebbe dovuto pagare nei quattro mesi prossimi. Ecco un cliente che in tanti vorrebbero avere.
«Da quella crisi noi siamo usciti rafforzati cambiando e investendo. Oggi abbiamo una situazione di tranquillità, c’erano soldi in banca, e questo è il nostro modo di contribuire ad uscire dalla crisi, di dare qualche fiducia in più. Noi non facciamo mascherine o respiratori, facciamo bene presse per pressofusione che ci consentono di fare quel che abbiamo deciso di fare. Per noi è un modo per difendere la nostra filiera produttiva, dare traquillità alle aziende a noi più vicine e ai loro dipendenti. Tutte le aziende che sono in grado di farlo lo dovrebbero fare. Sosteniamo i nostri fornitori», invita e si accalora Emanuela Colosio.
Qualcosa si muove su questo fronte. L’Api ha notizia di 4 aziende che hanno ritenuto di tranquillizzare i fornitori confermando i pagamenti in scadenza, altre aziende hanno fatto sapere ai fornitori stessi di essere pronte a sostenerli in caso di necessità.
E poi c’è questa iniziativa che sta riscuotendo su Linkedin ampio consenso. Si chiama, per l’appunto, "Io pago i fornitori", un hastag-allerta lanciato l’altro ieri dal bresciano Alfredo Rabaiotti della Becom e che in due giorni scarsi - ad attestare la sensibilità del tema – ha ricevuto 40 milaconsensi. Aziende grandi e piccole appoggiano quella che si configura essere una sorta di campagna certo a difesa dell'interesse delle aziende ma che vuole anche essere un appello a quel che oggi sembra un patriottismo magnifico ma anche debordante soprattutto se poi, come si teme, si usa il tricolore per escogitare furbizie che naturalmente sono – così scrive Rabaiotti – l'antitesi del senso civico.
«Ogni piccolo insoluto rappresenta una ferita al tessuto economico e sociale già messo a dura prova», dice. Ed è per questo che «se anche tu senti il richiamo a fare qualcosa per il tuo Paese allora paga i tuoi fornitori, solo così si potrà uscire da questa depressione. Non basta dire W l'Italia se poi non si onorano gli impegni».
Parole semplici, essenziali, un richiamo al buon senso prima, al senso dell'onore, alla necessità di mantenere gli impegni assunti. Perchè non tutto andrà bene se ognuno non fa quel che deve e può fare. La Colosio lo sta facendo. Centinaia di altre aziende bresciane potrebbero - se lo volessero - farlo. Partiamo da qui: dal pagare e rasserenare i fornitori.